martedì 24 marzo 2009

l'umore è un burattino dai fili di stagno.

(maledetta) ventosa primavera

là dove la pianura strabuzza gli occhi e s'inarca spiegando le chilometriche membra

senza briglie scorrono treni come fremiti sovracutanei

come starnuti corrugano campi

drizzano i peli

al sole che dorme ubriaco

supino sui prati

che russa e che sbuffa al serpente a rotaie che gli guizza sul dorso

gonfio di laide formiche in giacche leggere



socchiudo le palpebre il pensiero s'inspessisce il sonno mi colpisce alle tempie.



dissoltasi l'eco del suono di certi tuoi modi di dire reputo utile gelarmi di nuovo nel tuo sguardo artico. prima o poi.



dimmelo tu cos'è successo che ho pianto così tanto da liquefarne il ricordo.



hmhm. Il concetto di Arte acquista significato solo se considerato come dualisticamente opposto al concetto di Vita, per cui ciò che è Vita non è Arte e ciò che è Arte non è Vita. Le avanguardie non preannunciano dunque la morte dell'arte nel senso convenzionale del termine, ma la morte del conflitto dialettico arte-vita: la morte perciò della Vita, e la sua completa sostituzione con l'Arte.

La spersonalizzazione della replica
la riproduzione
la serialità.
non c'è cosa che non sia come perduta fra inesorabili specchi
Il principio di non contraddizione s'è ubriacato senza rimedio.
L'indigeribile idea che ciò ch'è uguale è nello stesso tempo diverso, distinto. Il letto matrimoniale degli Opposti. La forca dei Paradossi. Il limite dell'Ideale. I mazzi di Ossimori sfioriscono sui davanzali.