venerdì 30 maggio 2008

"se me lo chiede con quegli occhi non mi riuscirà di dirle no"

E verrà il giorno in cui davvero cancelleranno tutte le corse dei treni regionali. Potrei ricostruire anni interi della mia vita mettendo insieme i vecchi biglietti dei treni e degli autobus che prendevamo, che rincorrevamo sotto la pioggia. Che mi portavano da te scaraventata in un'umanità esotica, ai margini. Come ai margini dei sogni stavamo io, te, il nostro amore e le nostre scarpe sdrucite. Incontrarti alla stazione, immaginare i tuoi contorni stagliarsi tra la nebbia che si trascina esausta nelle settequaranta di mattina della SS16. Fuggire da scuola e dai cieli plumbei di fine settembre che erano troppo bassi, troppo bassi, e ci sbattevamo la testa. La voce preregistrata della tim mi dice che non rispondi. Hanno cambiato i biglietti degli autobus da quando ho preso la patente.
Quanta quiete trovavo nel viaggiare e nelle tue mani che si ubriacavano delle mie lacrime.
Eppure certe sere mi è sembrato di scorgerti con la coda dell'occhio, ma ti ho perso inesorabilmente nella confusione. Che tanto le parole non sarebbero servite, mi sarebbero franate dalle labbra, assieme ai denti, ai battiti del cuore, alla saliva, alle intenzioni.
e questo sputo di mondo saprebbe raccontarmi meglio di qualunque altra cosa, le saracinesche dei negozi, le cicche spente tra i sampietrini, la condensa sulle vetrine, le suole delle vostre scarpe, i palmi umidi delle vostre mani, i bicchieri sporchi dimenticati sui tavoli.

e faremo colazione telematicamente, nella luce polverosa di un'alba stropicciata, nel pallido bar della stazione di una qualche fermata intermedia di quelle che non ti immagineresti mai.

giovedì 29 maggio 2008

mentre nick drake suona pink moon dal tetto più alto

l'inchiostro al limone delle mie parole
che intingo dalle lune che ingoio a ogni tramonto. lune d'inchiostro per scrivere di queste notti. per lasciare solchi sulle coltri di buio che ci impolverano e ci fanno tossire. parole che sono nuvole gonfie di pioggia pronte a esplodere torrenziali.

con i grumi di sonno che ho appesi alle ciglia, conto i centosessanta caratteri che ho a disposizione per celebrare la sacralità della tua assenza, codificata in pixel, e dei grovigli di chilometri scivolosi e stellati che ci dividono, che ci schiudono le labbra.

-e i mucchi di verbatim anonimi mi affollano ancora la scrivania-

inchiostro al limone per parole che si possono leggere soltanto se si sa come dosare la luce, che è labile, che è rara. inchiostro al limone per parole dissolte bollite disinfettate. spremute dai peggiori acidi dei nostri stomaci nauseati. per parole che liberano il loro odore sincero, disarmante proprio quando le difese si abbassano. quando i miei occhi si allagano e rompono gli argini

i tuoi sguardi emostatici

emostatici